Per funzionare questo sito ha bisogno di usare i cookies tecnici, cliccando su OK ne accetti il loro uso

 

Personaggi Illustri

CLICCA SUL NOME DEL PERSONAGGIO



GABRIELE LOSSETTI-MANDELLI D’INVERUNO
( 1821 – 1886 ) NOBILE e STORICO


 

PAOLO VIETTI VIOLI
(1882 – 1965) ARCHITETTO





LUCA DE REGIBUS
(1895 – 1969) STUDIOSO



CARLO RAVASENGA
(1891 - 1954) MUSICISTA




ORESTE GIOVANNI POZZI
( 1892 - 1980 ) SCULTORE





GABRIELE LOSSETTI-MANDELLI D’INVERUNO
( 1821 – 1886 ) NOBILE e STORICO

Trascorsi i primi anni a Vogogna ove apprese i rudimenti del sapere, dal 1830 prosegue gli studi a Milano laureandosi poi a Pavia in Giurispondenza il 25 aprile 1845.
Rientrato a Milano, socio della “Nobile Società”, avrebbe voluto esercitarvi la professione; la prematura morte dell’unico fratello, Bernardino, nel 1847 e i rivolgimenti politici che si delineano alla fine di quell’anno lo volsero ad altri propositi.
Anche perchè avendo optato nel 1841 per la cittadinanza piemontese rinunciando a quella austriaca-milanese, non avrebbe potuto ottenere il brevetto di esercizio nel milanese.
Gli avvenimenti precipitano: assegnato al secondo battaglione San Babila durante le “Cinque giornate” milanesi, dopo i primi entusiasmi purtroppo ben presto le ansie e i rovesci ....
Alla fine d’agosto rientra a Milano per sposare Donna Elisa Melzi d’Eril e sfugge all’ordine di Radetski del dicembre 1848 che imponeva lo sgombero immediato di ogni suddito sardo.
La famiglia si stabilisce quindi a Vogogna. Il Lossetti rinuncia a ogni proposito di professare l’avvocatura e divide il suo tempo fra le cure della nuova famiglia, i viaggi e l’amministrazione del patrimonio.
Ma le idee maturate a Milano lo volsero anche alla cura della vita pubblica. E’ convinto sostenitore della teoria che il bene pubblico consista nella somma del bene dei singoli e che la prosperità e la forza della Nazione si fanno con il vigore dei centri (anche piccoli) che la compongono.
Rivolge quindi la sua attenzione al bene pubblico pur limitando il suo interesse alla cerchia della sua vallata.
Non disdegna, nel contempo, di dedicarsi alla stesura del libro “Cronache del Borgo di Vogogna dall’anno 1751 al 1885” che verrà però dato alle stampe solo nel 1926 a cura della figlia Maria Giuseppina.
Grande mecenate, dona a Vogogna terreni e interviene economicamente ove se ne presenti la necessità.

MOMENTI SIGNIFICATIVI
- 1849 Prima edizione a titolo privato delle “Cronache del Borgo di Vogogna”
- dal 1849 alla morte, Consigliere comunale di Vogogna
- 1850 Organizza la “guardia nazionale” con il grado di sottotenente portabandiera
- 1854 Muore la moglie Elisa
- 1856 Si scioglie il battaglione della Guardia nazionale: don Gabriele ha raggiunto il
grado di Maggiore comandante.
- 1857 Sposa in seconde nozze Donna Leopoldina Alemagnia
- 1863 Viene insignito della Croce e della Commenda Mauriziana
- dal 1863 al 1881 Sindaco di Vogogna e Consigliere provinciale del mandamento di
Ornavasso
- 1864 Muore anche la seconda moglie
- 1872 Sposa in terze nozze Donna Carolina Falcone
- 1874 Socio della “Società Storica Lombarda”
- 19 aprile 1886 muore a Milano e verrà tumulato a Vogogna

RITORNA


PAOLO VIETTI VIOLI
(1882 – 1965) ARCHITETTO

Paolo Vietti Violi nasce il 20 giugno 1882 a Grandson (CH) dagli ossolani Paolo e Anna Zanoni.
Studia a Genova e poi a Parigi alla Scuola di Belle Arti dove si laurea Architetto nel 1905. Viene a Milano dove apre un primo studio in via della Spiga.
Nel 1907 sposa la Nobildonna vogognese Maria Biraghi Lossetti, figlia di Davide, consigliere provinciale e comunale per il partito Popolare italiano.
Nel 1908 nasce il figlio Emanuele che, a sua volta laureatosi in architettura nel 1936, collaborerà con il padre per le opere italiane.
Paolo, nel 1914, diventa Architetto civile (ingegnere) al Regio Politecnico di MIlano.
E’ del 1911 la sua partecipazione, con l’Architetto Arrigo Cantoni, al concorso per la progettazione dell’ippodromo di San Siro, concorso che vincono.
Gli eventi bellici ne ritarderanno l’esecuzione che si completa solamente nel 1920: in tale occasione, il Duca d’Aosta insigna il Vietti Violi del Cavalierato della Corona d’Italia. Questo primo progetto segna l’inizio della sua carriera di progettista di impianti sportivi. Seguono anni d’intensa attività. Ma Vietti Violi, artista completo e versatile, spesso si occupa anche di diverse sfaccettature progettuali che gli vengono proposte: ville, villaggi popolari, edifici per il culto, teatri, alberghi.
Anche si distingue, acquisendo fama internazionale, nell’architettura sportiva.
Sono suoi, infatti, gli ippodromi di Monza, Napoli, Merano, Roma, Grosseto, Venezia, Addis Abeba, Lione, Ankara, Istanbul, Smirne, Bombay, Valencia, Belgrado, Sofia ......
Durante la professione si avvale di numerosi collaboratori quali gli ungheresi Benkò e Kovacs, i francesi Prost, Courtoj, Lambert, i turchi Sinasi Sahingray e Fazil Aysu, gli italiani Costanzini,Cantoni, Portaluppi, Torres ....
Durante la seconda guerra mondiale, il bombardamento di Milano distrugge lo studio.
Si rifugia così a Vogogna dove viene eletto Sindaco.
Nella primavera del 1946 torna al lavoro a Milano e in Turchia.
Tornerà stabilmente in Ossola nel 1958 dopo la morte del figlio Lele.
Quando si spegne il giorno di Natale del 1965, sta ancora lavorando all’ippodromo Parilly di Lione e alla nuova chiesa di Villadossola.
Nel corso della sua carriera, Vietti Violi è stato insignito di numerose onorificenze fra le quali, oltre al già citato Cavalierato,l’essere Membro dell’Accademia di Brera a Milano, Membro corrispondente dell’Istituto di Francia, Ufficiale della Legion d’Onore francese, Cavaliere Ufficiale dei Ss. Maurizio e Lazzaro.

Arch. Giacomo Bonzani

RITORNA


LUCA DE REGIBUS
(1895 – 1969) STUDIOSO

Nasce a Vogogna il 19 luglio 1895.
Compie gli studi universitari a Torino, studi che interrompe per partecipare, sul Carso, alla prima guerra mondiale: ne ritorna insignito di due medaglie d’argento.
Laureatosi in lettere nel 1919 e in giurisprudenza nel 1922, si forma sotto la guida di Gaetano De Santis e Luigi Einaudi avendo fra i suoi compagni di studio Antonio Gramsci, Ferruccio Parri, Arturo Carlo Jemolo.
Preside a genova dal 1928, Provveditore agli studi della Regione ligure dal 1935, vince il concorso di Storia Romana nel 1940; per 25 anni detiene la cattedra di Lettere e Filosofia all’Ateneo genovese.
E’ deputato nel corso della XXXIX legislatura.
Nel 1966 si dimette da tutti gli incarichi per ragioni di salute; non prima, però, di aver conseguito la Medaglia d’Oro della Società Dante Alighieri e il riconoscimento della Society Of Roman Studies di Londra.
Legatissimo alle sue origini vogognesi, amava sottofirmarsi con le dizioni “Voconiensis” e “ ex Voconia Urbe “(Vogogna capitale dell’Ossola Inferiore).
Si spegne a Genova il 6 settembre 1969 e riposa nel cimitero di Vogogna.
Nel 1995, l’Amministrazione Comunale di Vogogna, la Società Storica Novarese e l’Università degli Studi di Genova ne hanno ricordato il centenario della nascita con un Convegno a Vogogna.

Dr. Enrico Borghi

RITORNA


CARLO RAVASENGA
(1891 - 1954) MUSICISTA

Carlo Ravasenga nasce a Torino il 17 dicembre 1891 e muore a Roma il 6 maggio 1964.
I suoi legami con la terra ossolana, e in particolare con Vogogna, risalgono alla famiglia materna; la bellissima mamma era figlia di un imprenditore vogognese, il Mazzola, andata in sposa ad un principe del foro torinese, l’avvocato Luigi Ravasenga. Ravasenga conservò nek suo cuore un amore profondo per l’Ossola e appena gli fu possibile cercò rifugio nella sua elegante abitazione vogognese.
Fu un uomo poliedrico di interessi, amante della natura, fu valente pittore, alpinista ed ecologista, difensore dell’ambiente con ampio anticipo sui tempi.
Persona timida e schiva non ebbe forse in vita quei riconoscimenti che la sua opera musicale meritava. Un lungo oblio ha accompagnato poi il suo lavoro compositivo che oggi è oggetto di riscoperta e studio in molti paesi europei.
I suoi studi letterari e musicali si compiono a Torino sotto la guida del mastro
Cravero. Le prime esecuzioni di sue opere ebbero luogo a Torino nel 1915 con un programma interamente dedicato alla sua musica da camera. Nel 1916, sempre a Torino, venne eseguita con grande successo l’opera “Una tragedia fiorentina” su testi di Oscar Wilde nella riduzione di Ettore Moschini.
Nel 1924 si classificò secondo, con la Suite in quattro parti, al concorso indetto dalla Lega Musicale Italiana di New York; con la stessa opera fu segnalato nel concorso indetto dalla Casa Musicale Ricordi. In entrambe le giurie figuravano musicisti celebrati quali Ildebrando Pizzetti, Franco Lafano e Arturo Toscanini.
Dal 1924 al 1941 vive a Milano dove svolge attività musicali, giornalistiche e di organizzazione di festival di musica contemporanea.
Nel 1942 si trasferisce a Roma dove continua la sua attività giornalistica e di compositore. Nel frattempo numerose case Editrici (Dongiovanni, Carisch, Carrara e Brandè) danno alle stampe le sue composizioni.
La musica di Carlo Ravasenga si colloca a pieno diritto tra le migliori espressioni di quel novecento europeo che, rifuggendo gli estremismi delle avanguardie, cercava di rinnovare il discorso musicale attraverso una rilettura e un amppiamento del linguaggio tradizionale.
Corrente musicale per molti anni guardata con irridente sospetto dai fautori della nuova musica, ma oggi fatta oggetto di importanti riscoperte e di riaperure che tendono a sottolinearne, anche alla luci delle recenti evoluzioni linguistiche musicali, la considerevole importanza storica e la notevole cifra artistica. Ravasenga elabora un linguaggio personale ricco e poliedrico in cui possono essere identificate molteplici linee di ispirazione.
Da una parte quella della grande scuola italiana che faceva riferimento ai vari Pizzetti e Respighi Malipiero, capace di trovare nella musica antica nuova linfa vitale per un linguaggio totalmente aperto e fortemente emotivo.
Ma anche a livello più europeo nel fulgore scritturale ed armonico di Reger e Richard Strauss che portava all’estrema conseguenza la scrittura romantica, nella ricca tavolozza armonica dei francesi, non solo il molto citato Debussy, ma anche e soprattutto le raffinatezze formali di Faurè de Satie e dell’emergente gruppo dei sei (Durey e Puolenc avanti tutti) nonchè nel lussureggiante neoclassico Strawinskiano.
Musica dunque colta e raffinata, che mette sempre a dura prova l’esecutore pur senza mai indulgere nel virtuosismo facile ed esteriorte.
Le musiche di Ravasenga hanno avuto nel tempo importanti e celebri esecutori; uno fra tutti Alessandro Bonci, nelle sue trionfali tournèe americane. Molti e valentissimi direttori d’orchestra quali G. Pedrollo, C.M. Giulini, V. Veneziani, F. Scaglia, V.Manno e le orchestre della RAI, della Scala di Milano e di New York.

Roberto Bassa

RITORNA


ORESTE GIOVANNI POZZI

( 1892 - 1980 ) SCULTORE

Nasce a Vogogna il 24 febbraio 1892 e a 28 anni si è già affermato con lusinghiero successo nell’arte della scultura.
Alla scuola Superiore di Belle Arti di Milano vince il primo concorso e, nello stesso 1908, viene ammesso all’Accademia di Belle Arti di Milano conseguendo premi prestigiosi.
Ancora studente di Accademia, nel 1918 modella la sua prima opera “Il dolore”; due anni dopo ecco il “Pensiero” e il suo motto: “Sognai il lavoro, la gloria, l’amore”
Il Corriere di Mantova lo definisce “Una promessa futura”; promessa che si concretizza vieppiù con i vari monumenti ai Caduti realizzati in Piemonte e in Lombardia. Particolare importanza le sue statue funebri per il Cimitero Monumentale di Milano.
Nel 1921 espone alla Mostra d’Arte milanese il nudo di fanciulla “L’adolescenza” e nel 1925 il bozzetto del Pozzi viene prescelto per riprodurre il ritratto francescano: statua che riscosse unanimi consensi. La riproduzione bronzea del bozzetto fu poi donata a Benito Mussolini.
“Il gladiatore”, in marmo di Candoglia, viene esposto alla Biennale di Brera.
Per la fiera Campionaria milanese, nel 1928, realizza “La gloria” in marmo di Crevola.
Con queste opere dimostra nobili ideali di arte concepita come educazione del bello.
Deceduto a Milano il 26 aprile 1980, riposa nella tomba di famiglia a Vogogna.

Dalla “Storia di Vogogna” di don A.Airoldi

RITORNA